Pisa: 5 cose da non perdere nella città della Torre

Mascetti: Servizio torri sgomberare! 

Turista: Che succede? 

Mascetti: Ma che le pare normale? ‘un lo vede come pende?

Amici Miei Atto secondo II (Alla Torre di Pisa)

Pisa è luce. E’ storia. Pisa è un fiume che scorre. Pisa è andare in bicicletta sui lungarni. E’ i suoi vicoli, stretti e bui. Pisa è un tramonto sul ponte di mezzo, è i suoi antichi palazzi affacciati sull’Arno, che nonostante tutto risplendono ancora. Si certo Pisa è anche la torre pendente. Ma non è solo quella.

Per fortuna o purtroppo amo Pisa. E’ un amore travagliato. Ma è un amore che non finirà mai. La sua bellezza la porto nel cuore ovunque sia e da lontano riesco ad amarla ancora di più.

Siamo andati con Stella alla scoperta della mia città. Lasciato il nostro camperozzo all’area sosta abbiamo proseguito il nostro giro in bicicletta. Tutti insieme, ma proprio tutti, anche la nostra palla di pelo. Dall’area camper è abbastanza comodo raggiungere il centro in bicicletta, infatti anche se con qualche “lacuna” qua e là, è possibile percorrere la pista ciclabile fino alla meta.

Abbiamo voluto regalarvi una visita della città, un po’ diversa dal solito, una visita col cuore. Una Pisa da mangiare, da giocare e da scoprire in tutte le sue originali sfaccettature. Vi lascio qua sotto le 5 cose che non potete assolutamente perdere se venite nella città della famosa Torre “che pende, che pende e che mai non va giù” (si spera…).

1. Piazza dei cavalieri

Pisa città della Torre, pizza dei Cavalieri

“Forse il punto più bello della città è la piazza dei Cavalieri, con il palazzo vasariano e la torre di Ugolino che oggi ospita la grandiosa biblioteca della Scuola Normale. Qui, lontano dai frettolosi turisti che di Pisa vogliono solo portare via l’immagine della torre pendente, la cifra della città è rimasta intatta; i visitatori che vi si spingono non hanno l’aria inebetita dei forzati delle vacanze e guardano intorno in modo umano… Le cose sembrano avere ancora, nonostante tutto, un’anima”.

Piazza dei cavalieri, Pisa città della Torre
Il palazzo dell’orologio e la Scuola Normale

Le parole di Antonio Tabucchi descrivono molto bene la sensazione che lascia questa piazza. Da qualunque parte vi si entri è sempre emozionante: quella doppia scalinata che porta alla scuola Normale; l’affascinante, quanto tetra, torre del conte Ugolino della Gherardesca, situata nel palazzo dell’orologio. Proprio questa torre dove il conte, come ci insegna Dante, fu imprigionato insieme ai suoi figli, dal 2016 è uno spazio museale con ingresso (gratuito) direttamente dalla piazza. All’interno è possibile apprezzare le antiche mura superstiti della torre e un percorso sulla storia del conte Ugolino accompagnato dai versi della Divina Commedia di Dante.

Infine nella piazza si trova anche la cinquecentesca chiesa dei cavalieri dell’ordine di Santo Stefano, costruita su progetto di Giorgio Vasari. Molto bella la facciata rinascimentale in marmo bianco di Carrara. Se riuscite entrate a visitarla (dal 2018 è stata riaperta al pubblico), al suo interno si trovano alcune opere da vedere come la tavola del martirio di S. Stefano, il particolare soffitto a cassettoni e l’altare con marmi policromi. 

2 La chiesa della Spina

“La piccolezza delle dimensioni, la squisita esecuzione e proporzione della costruzione giustificano, forse, l’ingenua esclamazione di una fine signora inglese molto ricca che di fronte alla chiesa della Spina disse a suo marito: Ti prego, amore, comprami questo piccolo oggetto bellissimo e portiamolo con noi, desidererei metterlo nel nostro giardino.” È proprio questa squisita esecuzione, come la definisce Marguerite Blessington, che colpisce della Chiesa della Spina.

Pisa città della Torre, chiesa della Spina

Splendido esempio di gotico pisano, questo piccolo gioiello si trova sul Lungarno Gambacorti, incastonato sull’argine del fiume. Deve la sua origine ad un oratorio edificato nel 1230 sul greto del fiume; nel 1333 accolse invece la reliquia di una spina della corona di Cristo (ora esposta nella chiesa di Santa Chiara) da qua deriva il suo particolare nome. La piccola chiesa è stata oggetto di numerose ristrutturazioni nel corso del tempo dovute soprattutto alla sua vicinanza al fiume, la più significativa risale al 1871 in cui fu rialzata di circa un metro. Non si può venire via da Pisa senza averla vista. Almeno da fuori, che forse emoziona anche più che il suo interno.

3 La Torre e la piazza dei Miracoli

Per un pisano il fatto che ci sia la Torre e che penda è la cosa più normale di questo mondo. Passeggi in piazza dei Miracoli e vedi tutte quelle persone che si appoggiano, reggono, tirano calci, una gara a chi si porta via la foto più strana in compagnia della Torre. Ti senti un po’ strano quando rifletti che te con la “tua” Torre non hai nemmeno una foto. E forse nemmeno la vuoi la foto dove la tieni su, perché speri che stia su per sempre da sola.

Sono salita sulla Torre una sola volta, avevo circa 5 anni, mi ha portato il mio babbo. È stato un regalo fatto col cuore per la sua bambina, considerando che la Torre è alta circa 58 metri e lui soffre paurosamente di vertigini. Ricordo che ci fermammo al settimo piano, quello delle 7 campane, io volevo salire fino in cima, ma babbo si rifiutò. A posteriori, posso solo ringraziarlo, cosa non si farebbe per la propria bambina.

La Torre è composta da 8 piani, sei di questi sono circondati da una loggetta con archi a tutto sesto, che riprendono il motivo della facciata della cattedrale. Per raggiungere la cima si sale 273 scalini. Ma forse la cosa più interessante è che la Torre deve la sua fama a un errore. Si perché questa sua caratteristica pendenza, che l’ha resa una delle sette meraviglie del mondo, è dovuta al cedimento del terreno sotto il peso del marmo di San Giuliano Terme e Carrara che creò complessi problemi strutturali e limitò l’altezza del campanile, oltre che interrompere i lavori per circa 90 anni. Certo che ai tempi nessuno avrebbe mai immaginato che una simile cappellata potesse diventare di fama mondiale!

Il prato dei miracoli, come lo definì il poeta Gabriele D’Annunzio nel suo romanzo “Forse che sì, forse che no”, è un grandioso complesso artistico formato da quattro monumenti che simboleggiano la nascita nel Battistero, la vita dello spirito nel Duomo e nella Torre e la morte nel Camposanto.

Non vi lasciate ammaliare solo dalla Torre, ma perdete del tempo anche tra gli altri miracoli della piazza, perché tutti valgono una visita. Tutti monumenti unici: il Battistero è il più grande al mondo a pianta circolare, il Duomo è primaziale e il Camposanto è un vero e raro Camposanto almeno in Italia perchè nel centro del suo cortile interno è stata portata al tempo delle Crociate la vera terra del monte Golgota, la terra Santa. Se poi volete esagerare potete lasciarvi incuriosire dal museo dell’opera del Duomo e dal museo delle sinopie (la sinopia è la prima fase di realizzazione dell’affresco, è il disegno tracciato sul primo strato di intonaco stendendo a pennello un pigmento rosso, terra di Sinòpe, mescolato ad acqua: è con questo composto che i maestri tracciarono le scene sulle pareti del Camposanto).

Per tutte le info in merito alla Torre e alla piazza dei miracoli, andate a visitare il sito dell’ Opera della Primaziale Pisana (Opa) è l’ente no-profit nato per sovrintendere ai lavori della costruzione dei monumenti della piazza del Duomo.

4 Giardino scotto

Pisa città della Torre, giardino scotto

Un’antica fortezza. Una cittadella nuova, cosiddetta per distinguerla da quella vecchia che guarda verso il mare. Un luogo affascinante e ricco di storia, dove si può percorrere le mura e scorgere i resti della cittadella fortificata costruita a metà del 1400 dai fiorentini quando conquistarono la nostra città.

Noi pisani lo conosciamo come il parco dove andavamo a giocare da bambini. Al Giardino Scotto andavamo con i nonni a vedere i pavoni. Oggi è un po’ cambiato, i pavoni non ci sono più, al loro posto ci sono dei gazebi con le panchine. Ma ci sono tanti giochi e resta ancora un piccolo polmone verde per i piccoli pisani. E non solo. Tra quelle mura i pisani vanno al cinema in estate e, da qualche anno, si sposano anche.

5 La cecina

A Pisa come in qualsiasi città toscana, è difficile riuscire a mangiar male e di piatti da leccarsi i baffi ce ne sono davvero tanti. Ma da pisana c’è una cosa che mi manca da morire. La cecina. Ora direte “ah si certo la torta di ceci genovese”. No, no la cecina. La cecina pisana. Non potete ripartire dalla città della Torre senza aver mangiato la schiacciatina con la cecina accompagnata da un quarto di pizza alla pisana: capperi, acciughe, pomodoro e parmigiano.

Pisa città della Torre, la cecina
Pisa città della Torre, la cecina

Non so se sarò capace di spiegarvi a parole la cecina. Quel profumo così speciale, quella sua soffice croccantezza. Quel suo sciogliersi in bocca. È qualcosa di unico. Per capirne la meravigliosa bontà si può solo assaggiarla.

Sono due i luoghi più famosi e storici dove potete assaggiare questo meraviglioso mix. La pizzeria da Nando in Corso Italia, dove ci siamo fermati noi questa volta. Oppure la pizzeria da Montino, che si trova in una traversa di Borgo stretto. Luoghi dove ho finito le scarpe da ragazza e continuò a finire le scarpe ogni volta che scendo. Visto che ho tramandato questa passione anche in quel di Brescia e nella mia pazza famiglia sono tutti pazzi per la cecina!

Sosta.

L’area di Via di Pratale 107 gestita dai camperisti Pisani (12 euro 24 ore, 3 euro per corrente; carico e scarico). Illuminata e videosorvegliata, si può entrare a qualunque ora basta aprire la sbarra. Molto comoda perché vicinissima al centro raggiungibile a piedi, coi mezzi o in bici sulla ciclabile in pochi minuti.

È la vita, bellezza! Appuntamento alla prossima avventura!

E se vi è piaciuto questo articolo o se vi è venuta voglia di cecina anche a voi, condividetelo con i vostri amici camperisti o anche solo amanti del buon cibo e di Pisa!

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