Piacenza e la Val Trebbia, una gita da “leccarsi i baffi”

Che cos’è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne.
(Cesare Pavese)

Un giorno come tanti ci siamo svegliati e abbiamo deciso di partire. Non avevamo idea di dove andare, il tempo però, nonostante l’arrivo dell’autunno, era dalla nostra. Il sole saliva sereno, il camper era pronto. Abbiamo girato la chiave e il capitano della ciurma ha detto: “Perché non andiamo a Piacenza?”. “Perché no”, ho risposto io. Non c’ero mai stata. E forse sono in tanti a non esserci mai stati. E’ una di quelle città poco battute e forse a volte anche – a torto – un po’ “snobbate”. Invece soprattutto in questa stagione di mezzo è un’ottima meta per una bella gita fuori porta. Ovviamente Piacenza è stata solo la prima tappa del nostro weekend lungo, siamo andati ad ammirare anche alcuni tesori della Val Trebbia. Beh siete pronti per venire a scoprire la nostra gita tra coppa, gnocco fritto, campagna e cultura? Iniziamo!

In mezzo alla pianura padana, ma sulle rive del Po, ecco che si incontra Piacenza. In Emilia, ma sul confine con la Lombardia, e a pochi chilometri da Piemonte e Liguria. Una posizione decisamente strategica nel corso della storia e un ottimo snodo autostradale e ferroviario che la rende facilmente raggiungibile, oggi. Ma la primogenita (così soprannominata perché nel 1848 fu la prima città italiana a votare con plebiscito l’annessione al Regno di Sardegna) è molto altro.

È molto piacevole, ad esempio, passeggiare per le sue vie. Piacenza è una città relativamente piccola, di quelle che piacciono a me, dove camminare significa vedere i monumenti più importanti, ma anche scoprire piccoli angoli sconosciuti o apprezzare profumi e sapori in ogni dove. Fino ad arrivare al vero centro: la piazza dei Cavalli. Chiamata così proprio per la presenza di due grandi statue equestri. Due enormi cavalli di bronzo che raffigurano il famoso condottiero Alessandro Farnese e suo figlio Ranuccio. E’ proprio grazie a loro se nel 1500 questa antica colonia romana vicino al Po divenne una città ricca e potente.

Non starò qua a raccontarvi della bellezza del Duomo di Piacenza o della Basilica di Santa Maria di Campagna o dei Musei Civici e di tanto altro, non è nel nostro stile, per questo vi lascio il link del comune, che è sicuramente più dettagliato di noi.

Preferisco raccontarvi del mercato. Si svolge ogni mercoledì e sabato e oltre a circondare la piazza e i suoi cavalli si snoda per alcune vie fino a raggiungere il duomo. Attraversare il mercato di una città significa entrare davvero nel suo cuore. Vivere per un attimo quel luogo fino nel midollo. Ecco io amo i mercati – non solo per comprare come sostiene il capitano – ma proprio per questo, mi piace fermarmi a parlare con gli ambulanti. Ascoltare le voci, passare in mezzo alla loro vita. Tra l’altro, anche per il lato shopping, sia vestiario che alimentari, è decisamente apprezzabile, quindi se capitate per caso di sabato mattina, non potete non apprezzare anche voi. Noi ci siamo portati a casa, cioè in camper, una coppa e qualche ottimo formaggio.

Parlavo di sapori, ecco se venite a Piacenza ricordate di arrivare a digiuno, perché è un vero e proprio luogo di perdizione per gli amanti (come noi) di salumi: coppa (piacentina, appunto, salame, pancetta) e formaggi (Provolone Valpadana e Grana). E’ quindi severamente vietato ripartire senza sedersi a mangiare un bel tagliere con marmellate di ogni tipo, gnocco fritto, tigelle e vuoi non accompagnare il tutto con un bel calice di Gutturnio? Noi ci siamo fermati a gustare tutte queste specialità alla “Tigella bella” (via Gerolamo Illico, una traversa di piazza dei Cavalli). Si è mangiato molto bene e ogni volta che il cestino di tigelle e gnocco fritto si svuota ti rifanno il pieno. Ah dimenticavo è possibile aver anche opzioni gluten free. Cosa volere di più?

Sosta.

Vi consigliamo di fermarvi al parcheggio di viale Malta dietro la Questura (posizione GPS 45°3’1″N  9°41’6″E). Noi abbiamo passato la notte lì, è molto grande e tranquillo, la sera è bello illuminato e poi la questura vicina non è male. Inoltre in 5 minuti a piedi si raggiunge il centro.

Piacenza parcheggio dietro la questura
Il nostro Sven immortalato nel parcheggio da Campercontact

Altra soluzione per dormire ed effettuare carico e scarico è l’area sosta camper a 500 metri dal centro (Viale Sant’Ambrogio, GPS: N 45.05624, E 9.70268; N 45°03’22”, E 9°42’10”). L’area ha servizi e bike sharing e corrente a pagamento (3,50 euro). Il costo è 9.90 euro al giorno con parcometro, sosta massima 5 giorni (info: 3460849520, 3460849521). Noi abbiamo provato a fermarci, anche se la posizione non è delle migliori: vicina alla ferrovia e sotto lo svincolo autostradale. Comunque questo sarebbe stato un problema successivo se fossimo riusciti ad entrare, invece quando siamo arrivati davanti alla sbarra e abbiamo chiamato i numeri di riferimento, ci hanno risposto con aria parecchio scocciata e nessuno è venuto ad aprire nonostante sia indicata la reperibilità 24h su 24 e fossero solo le 11 di sera. Quindi non possiamo certo consigliarla, però magari siamo stati sfortunati noi.

Smaltito il pranzo piacentino con una bella camminata, abbiamo ripreso il nostro giro, facendo tappa, dopo pochi chilometri, in un bellissimo luogo lontano dai rumori della città, la Cascina Bosco Gerolo. Un agriturismo ai piedi della Val Trebbia, un mondo di scoperte per i più piccoli. Siamo arrivati a sera e abbiamo cenato al ristorante. Una trattoria dai toni semplici, così come la loro cucina: pochi piatti, semplici, ma buonissimi, preparati con il gusto delle materie prime a km0, ovvero le loro. Speciali anche i dolci, tutti rigorosamente fatti in “casa”. Inoltre per gli amanti della pizza hanno il forno a legna dove sfornano l’agripizza, noi non siamo riusciti ad assaggiarla, ma torneremo. Infine, portano il marchio dell’associazione italiana celiachia, quindi ottimi piatti da gustare anche per chi ha particolari allergie.

Piacenza, cascina Bosco Gerolo

Prima di cena abbiamo chiesto ai proprietari se potevamo fermarci con il camper per la notte. E ci hanno fatto restare senza problemi, così dopo una bella mangiata (a un prezzo decisamente onesto) siamo usciti dal ristorante avvolti da un’umida notte valpadana e ci siamo rifugiati a dormire nel nostro camperino.

La mattina dopo siamo stati svegliati dal muggito delle mucche. Con le prime luci del sole abbiamo potuto ammirare le bellezze di quella campagna. E della sua fattoria: il laghetto circondato da galline, capre, asinelli e maiali. E in mezzo un bel parco giochi. Ma non è tutto. Poco più avanti la stalla ospita affascinanti cavalli, che è possibile accarezzare, e i bambini possono vivere l’esperienza di fare un giro.

È un luogo molto rilassante, dove si riscoprono i tempi della campagna e della natura, le nostre bambine erano affascinate. Alla fine siamo rimasti tutta la mattina e prima di ripartire abbiamo fatto una dovuta sosta allo spaccio. Andate a sbirciare il loro sito per scoprire tutte le attività che offre perché sono davvero tantissime.

Assaporata la campagna e i suoi frutti, siamo ripartiti per visitare il borgo medievale attorno al Castello di Rivalta. Passando sotto un arco ogivale, ovvero l’arco tipico del periodo gotico che sale a punta, si entra nel borgo che insieme al castello appartengono alla famiglia dei conti Zanardi Landi dal 1300. E’ stato acquistato dal conte Carlo Zanardi Landi di Veano, i discendenti ne sono ancora oggi i proprietari. Il castello, di forma quadrangolare e circondato da un enorme parco, in parte si può visitare e in parte è ancora abitato. Negli anni ha subito numerose ristrutturazioni e oggi è una sontuosa residenza, per capirci i reali inglesi vanno lì quando vengono in Italia. Il borgo è molto piccolo e caratteristico, vale davvero una visita e una passeggiata anche se senza entrare dentro.

Curiosità.

Se vi piacciono i misteri, le leggende e le storie di fantasmi, andate a leggervi quello che si racconta del castello. Ci sono un discendente dei Landi e un cuoco che ogni tanto si divertono a fare qualche dispetto.

Il nostro giro è proseguito in direzione Bobbio dove siamo arrivati a sera. Ci siamo fermati all’area sosta lungo il fiume Trebbia a 1 km dal centro. L’area a pagamento (5 euro/4h; 10 euro/24h; info: 0523962815) è aperta tutto l’anno e tiene fino a 60 camper, il carico e scarico è gratis e ha 4 colonnine dell’elettricità a pagamento (2 euro/8h).

Bobbio, un nome particolare. C’è chi sostiene che derivi dal torrente Bovium che scende di fianco al borgo e chi invece pensa che gli sia stato dato dalla popolazione celtica dei Galli Boi. Qualunque sia il motivo questo luogo, che nel 2019 ha ottenuto il riconoscimento di borgo più bello d’Italia, merita assolutamente una sosta. Per la sua storia sicuramente, per l’Abbazia di San Colombano, per il Duomo, ma anche per le sue spiagge lungo il Trebbia e per i suoi colori che con l’autunno diventano dei meravigliosi acquarelli. Ma l’attrazione più conosciuta di questo borgo, e anche più fotografata, è che da sempre è il suo simbolo è il ponte del Diavolo. Di età romanica, ma ricostruito svariate volte, è lungo circa 280 metri ed è formato da 11 arcate ireggolari, motivo per cui è chiamato anche ponte gobbo.

Nel tardo pomeriggio abbiamo ripreso la via di casa, soddisfatti, ma non del tutto. Non eravamo riusciti a fare una sosta che ci incuriosiva molto. È così, siccome siamo cinque pazzi, nonostante stesse calando il sole, ci siamo avventurati su una stradina che si inerpica per 2 km con tornanti che mettono a dura prova gli stomachi delicati, ma quello che abbiamo trovato ci ha ripagato della fatica.

Brugnello, un paese di 11 anime, quei luoghi che pensi esistano solo nelle fiabe. E invece no, è magica realtà. Arroccato su uno sperone di roccia, oltre a regalare un panorama mozzafiato sulla Val Trebbia, è un affascinante agglomerato di case scavate nella roccia e una chiesa. Balconi pieni di fiori, sedie in pietra pronte a ospitare, persiane e porte intagliate. Un luogo curato nei minimi particolari, dove sembra davvero di passeggiare in una fiaba.

Consigli.

Assolutamente da evitare la salita con un camper grande, e con grande intendo che il nostro era 5 metri quindi non oltre i 6, perché le curve sono strette e la strada sale molto. Anche a piedi o in bici è impegnativa, però fattibile, dipende da quanto siete allenati.

Allora vi è piaciuta la nostra gita, vi siete divertiti? Vi è venuta voglia di partire? Spero proprio di sì! E allora condividete la nostra avventura con i vostri amici camperisti e non!

È la vita, bellezza! Alla prossima avventura!

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