Fermarmi qui. Per vedere anch’io un po’ la natura.
Konstantinos Kavafis
Luminosi azzurri e gialle sponde
del mare al mattino e del cielo limpido: tutto
è bello e in piena luce.
La Grecia è una continua scoperta, in cui tutto è luminoso dalle montagne al mare. Con quel suo vento che ti porta profumi, sapori e ricordi di una terra piena di storia e magia. Ed è proprio trasportati da quel vento che è iniziata la nostra discesa verso la costa. Dopo aver lasciato le montagne con le sue meraviglie (qua trovate il nostro giro tra le Meteore e Metsovo) abbiamo puntato verso sud. Prima tappa Corinto, per poi raggiungere due luoghi di cui ci eravamo innamorati solo a vederli in fotografia: la spiaggia di Fokiano e la Rocca di Monemvasia.
Corinto
Quante volte a storia dell’arte abbiamo ripetuto i famosi stili “ionico-dorico-corinzio”, senza aver mai capito bene chi fossero quei benedetti Corinzi e da dove venivano. Ecco venivano proprio dall’antica Corinto. Una città conosciuta in tutto il mondo per il suo stretto. Un canale artificiale dalle pareti ripidissime che taglia in due la città, ma anche la Grecia continentale. Una di quelle cose che per ammirarle davvero bisogna vederle con i propri occhi. Questa colossale opera di sei chilometri è stata creata a fine ottocento per ottenere un collegamento diretto tra il Mar Egeo e Mar Ionio e ha permesso di risparmiare centinaia di chilometri di navigazione intorno al Peloponneso. Oggi purtroppo è ormai inutile a scopo commerciale perché troppo stretto – è largo solo 25 metri e profondo 8 – per le moderne navi cargo, ma resta comunque un’attrazione per turisti e altre imbarcazioni.
Corinto per noi è stata solo una tappa intermedia, anche se avendo più tempo mi sarebbe piaciuto molto visitare le rovine della città antica, ma ci sarà sicuramente – lo spero – occasione per tornare (qua potete trovare un po’ di informazioni e di foto in merito).
Fokiano

Lasciata Corinto dopo un lauto pranzo con piatto greco ci siamo diretti verso il Peloponneso per raggiungere le successive due mete segnate sulla cartina: Fokiano e Monemvasia. Per la prima eravamo davvero curiosi di arrivare a vederla dal vivo e respirare quel luogo. La strada non è semplicissima, anzi è decisamente impegnativa, ma come ogni viaggio serve un po di fatica e impegno per apprezzare ancora di più il tesoro che abbiamo scoperto spento il motore.
Ma prima abbiamo attraversato una Grecia che non ti aspetti, o almeno noi non ci aspettavamo, una Grecia assurda nel suo splendore. Abbiamo percorso una strada di curve su curve. Attraversato un passo. Tutto questo senza incontrare nemmeno l’ombra di un essere vivente. Strade deserte. Case non pervenute per chilometri e chilometri. Dopo tanto salire siamo giunti su un altipiano. Una terra di mezzo. E lì abbiamo incrociato le prima persone. le prime case. Un gruppo di pecore. Un asino. Dieci ragazzi che giocavano a calcetto in mezzo a un campo.
Abbiamo raggiunto Fokiano quando ormai una luna rosso fuoco che sembrava dipinta saliva alta nel cielo. E lasciando da parte per un momento la stanchezza e la fame abbiamo respirato il silenzio e la magia di quel luogo. Ma solo per pochi minuti perché le pargole richiedevano cibo e sonno. E’ la mattina dopo quando il sole ci ha dato il buongiorno che ci siamo resi davvero conto in che angolo di paradiso eravamo arrivati. Fokiano è uno di quei luoghi che mentre ci cammini dentro ti senti vivo, ti ricordi di quanto il mondo sia qualcosa di speciale. Un golfo naturale, una insenatura selvaggia, una lunga spiaggia di piccoli sassi bianchi, protetta alle spalle dalle montagne. Un luogo difficile da raggiungere e questo lo rende sicuramente ancora più bello.
Info e curiosità
Il luogo è selvaggio e non c’è nessun servizio – tranne un bagno pubblico dove poter scaricare la cassetta del wc – quindi arrivate preparati e carichi di tutto. Dietro alla spiaggia si trova una laguna, per questo avevamo letto che era pieno di zanzare. Non so se anche questo dipenda dal covid, ma noi non ne abbiamo trovata neanche mezza. Sulla spiaggia troverete lettini e ombrelloni, basta consumare per restare tutto il giorno. Unica pecca di questo paradiso è la taverna, è stata la prima volta in tutta la nostra vita in cui abbiamo rimandato indietro un piatto. E siamo davvero da bosco e da riviera, ma un fritto di calamari così cattivo non lo avevamo mai mangiato. Di contro la gentilezza greca come sempre regna sovrana, e le scuse dalla cucina sono arrivate immediate, però ecco non ci sentiamo di consigliarvela.
Siamo rimasti sulla spiaggia di Fokiano per due giorni, il terzo giorno siamo resuscitati e abbiamo ripreso in direzione Monemvasia.
Monemvasia
La strada che collega Fokiano a Monemvasia è, come la precedente, diciamo abbastanza avventurosa. Tra bianche strettoie, tetti spioventi, curve a gomito tra giardini e terrazzi. ma anche questa volta il capitano ha dato il meglio di se e siamo usciti indenni da questo adrenalinico percorso.

Abbiamo raggiunto il borgo a sera, dopo circa 4 ore di viaggio, e ci siamo fermati con il camper sul porto ammirando la Rocca e tutto il suo fascino. Incantati dalla luna e da tutte quelli luci non abbiamo prestato troppa attenzione al porto, a quelle lunghe reti, ai pescatori, il tutto avvolto da troppa oscurità. Il mattino dopo mentre ci stavamo preparando per la scarpinata sulla Rocca, il capitano – che a volte sa stupirmi con effetti speciali – è voluto andare a sbirciare tra quegli affaticati pescherecci perché aveva letto di una cosa speciale.
Ed è così che in mezzo a quelle mani che lavoravano il bottino appena pescato, in mezzo a quello spaccato di vita, c’era lei, una meravigliosa tartaruga caretta caretta. A volte abbagliati da quello che luccica, ci perdiamo alcune meraviglie nascoste in un’affascinante e suggestiva normalità. È possibile vederla passare in tutta la sua bellezza la mattina quando i pescatori puliscono il pesce e lanciano gli scarti in acqua. Quindi mi raccomando non dimenticate di andare a sbirciare vicino alle barche!
Monemvasia significa “unica entrata” e infatti si può accedere a questo piccolo borgo medievale da una sola strada. Un tempo era un’isola, ma oggi è collegato alla terra ferma da una stretto lembo di terra. Un’antica rocca cinta da mura impenetrabili, la “nave di pietra” come la definì il poeta Yannis Ristos, questa è Monemvasia. Varcata la porta del castello sembrerà di fare un tuffo indietro nel tempo.
Passando tra caratteristici vicoli, resti di antiche chiese, pittoresche abitazioni e fiori colorati, il tutto condito dal profumo di storia: dai bizantini ai veneziani. Fino a raggiungere le mura affacciate sul mare. E le imponenti magioni della città alta dove un tempo vivevano i nobili veneziani. La salita è abbastanza ripida e faticosa soprattutto se come noi vi ritroverete a farla in orari non del tutto consoni. Ma arrivati in cima sarete ripagati da una vista meravigliosa e inondati da quel profumo di antico che solo certi luoghi sanno regalare. Quassù non dimenticate di entrare nella chiesa di Agia Sofia, metà bizantina e metà veneziana, arroccata sulla scogliera a picco sul mare e con una cupola ottagonale vi lascerà senza fiato.
Info utili
Alla Rocca si accede solo a piedi, le auto sono bandite. Per andarla a visitare si può lasciare il camper nel parcheggio aldilà del ponte che porta alla città vecchia e poi aspettare la navetta o salire a piedi. E’ circa un chilometro sotto il sole e senza marciapiede. Qualunque sia la vostra scelta vi consigliamo di mettere scarpe comode e sportive soprattutto se volete arrivare fino in cima.
Sosta

La sosta l’abbiamo trovata su park4night, ovviamente era libera e senza servizi, ma con una vista spettacolare e in prima fila sulla Rocca. Parcheggiati insieme a noi c’erano altri due camper, tra i pochi incontrati in tutta la vacanza.
Speriamo di avervi incuriosito e un po’ affascinato con il racconto di questi luoghi, passando dal famoso stretto di Corinto per arrivare alla selvaggia spiaggia di Fokiano e infine Monemvasia.
Appuntamento con la prossima avventura!
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